Fascite Plantare: infiltrazione con cellule staminali
1 Novembre 2021LESIONI DEL PIEDE E DELLA CAVIGLIA DA SPORT NEGLI ADOLESCENTI
23 Gennaio 2022Definizione
L’insufficienza cronica del tendine tibiale posteriore determina una progressiva deformità del piede nota anche come piede piatto, o piede iperpronato (Fig. 1). Questa condizione è associata a una deformità progressiva del piede, caratterizzata dal cedimento delle strutture anatomiche (tendinee e legamentose) della parte interna del piede e della caviglia e dal rapido coinvolgimento delle articolazioni vicine (sotto-astragalica, astragalo-scafoidea e calcaneo-cuboidea).
Fig. 1
Sintomi
I pazienti manifestano inizialmente dolore e gonfiore nella parte interna della caviglia lungo il decorso del tendine tibiale posteriore. Successivamente, con l’avanzare della malattia, il dolore può spostarsi sulla parte esterna per il coinvolgimento dell’articolazione sotto astragalica. Quando il tendine tibiale posteriore non funziona correttamente, possono verificarsi vere e proprie deformità del piede (Fig.2) e della caviglia. innanzi tutto l’appiattimento progressivo dell’arco plantare longitudinale con spostamento verso l’esterno del tallone. Talora in piede piatto può essere associato ad altre patologie del piede, prima fra tutte l’alluce valgo (Fig. 3)
Fig. 2 Fig. 3
Cause
La disfunzione del tendine tibiale posteriore è la causa più comune di piede piatto dell’adulto. Spesso non c’è un evento o un infortunio all’origine del problema. Più comunemente, il tendine va incontro a fenomeni di “usura” nel tempo. La disfunzione del tendine tibiale posteriore si verifica più comunemente nei pazienti che nascono con un piede piatto o che sviluppano la condizione per altri motivi. Con un arco plantare abbassato durante la deambulazione diverse e ripetute sollecitazioni si riversano sul tendine tibiale posteriore e anche sui legamenti della parte interna del piede e della caviglia. Anche l’eccesso ponderale gioca un ruolo nella progressione di questo disturbo.
Diagnosi
La diagnosi di disfunzione del tendine tibiale posteriore e piede piatto si basa sui sintomi, sull’ esame clinico e sulle radiografie del piede in carico (Fig.4). La valutazione podoscopica (Fig.5), pedana transilluminata a fluoorescenza permette di osservare l’allargamento dell’istmo tra il tallone e l’avampiede. L’Ecografia e la Risonanza Magnetica forniscono utili informazioni in particolare sui tessuti molli (tendini e legamenti) e sulla cartilagine articolare. Lo specialista deve valutare la localizzazione e il tipo di dolore, la forma del piede, la presenza o meno di rigidità delle articolazioni del piede e il modo di camminare del paziente.
Fig.4 Fig.5
Trattamento
Il trattamento dipende molto dall’entità dei disturbi, dalla gravità della deformità e dalla presenza o assenza di rigidità dovuta a fenomeni artrosici. Alcuni pazienti possono migliorare semplicemente con il riposo e l’immobilizzazione, i plantari, i tutori, la fisioterapia.
Con la malattia in fase iniziale che comporta dolore lungo il tendine, l’immobilizzazione con un tutore per un periodo di tempo può alleviare lo stress sul tendine e ridurre l’infiammazione e il dolore. Una volta risolti questi sintomi, i pazienti possono utilizzare un plantare allo scopo di sollevare l’arcata plantare longitudinale e contrastare l’iperpronazione del piede.
Quando è necessario un intervento chirurgico, possono essere prese in considerazione diverse procedure. Le procedure sono rivolte ai tessuti molli – tendini, legamenti mediante pulizia della guaina del tendine infiammato, trasferimenti di tendini – oppure alle ossa e alle articolazioni – osteotomia di medializzazione del calcagno, fusioni articolari (artrodesi). In generale, la malattia allo stadio iniziale di solito può essere trattata con procedure tendinee e legamentose con l’aggiunta di osteotomie (taglio / accorciamento dell’osso) per riallineare il piede.
Negli stadi più avanzati con una deformità rigida è indicato l’intervento di fusione articolare (artrodesi) di più articolazioni del piede e talora anche della caviglia. Le fusioni comportano la rimozione della cartilagine danneggiata dei capi articolari e la fissazione con viti. Queste procedure consentono un’efficace correzione delle deformità con conseguente riduzione o scomparsa del dolore; tuttavia conducono anche ad un inevitabile irrigidimento del piede.